
"Si sentono in pancia, i segreti. Poi Bettina sotterrò la sensazione in qualche posto buio e fuori mano..."
"Sono tanti i tipi di confine in questo libro, tra pace e guerra, tra violenza e civiltà, tra incanto adolescenziale e vita adulta, tra perdono e colpa(...) Ci sono pagine indimenticabili (...) L'intreccio della storia appassiona, con quattro esistenze destinate a incrociarsi (...) C'era bisogno di uno sguardo di donna sugli ultimi ottanta anni di storia europea per leggere e cogliere la forza del "confine" in senso aperto, di umana fratellanza."Carla Collina, Leggere Donna ( gennaio-marzo 2019)
"Sono tanti i tipi di confine in questo libro, tra pace e guerra, tra violenza e civiltà, tra incanto adolescenziale e vita adulta, tra perdono e colpa(...) Ci sono pagine indimenticabili (...) L'intreccio della storia appassiona, con quattro esistenze destinate a incrociarsi (...) C'era bisogno di uno sguardo di donna sugli ultimi ottanta anni di storia europea per leggere e cogliere la forza del "confine" in senso aperto, di umana fratellanza."Leggere Donna ( gennaio- marzo 2019)
"...Il libro è un romanzo storico magistralmente scritto ( la Sbuelz è una garanzia da questo punto di vista) dove i personaggi sono, però, estremamente moderni per la profondità psicologica con cui sono descritti. (...) La scrittura della Sbuelz è precisa e coinvolgente, analitica ed empatica, toccante e accurata nel raccontare esistenze destinate a incrociarsi, a contaminarsi nel profondo, a fondere sogni privati e utopie collettive, a comporre un unico destino..."Valentina Viviani, "Il Friuli", 8/2/19
"..traspaiono una solidità culturale e un occhio libero sulle cose, che danno ulteriore spessore all'opera. sempre condotta (...) in un sobrio ed elegante equilibrio di lingua e stile."Maurizio Cucchi, Avvenire, 18/11/18
"...Il nuovo romanzo di Antonella Sbuelz ripropone riflessioni e interrogativi sui quali possiamo ragionare in chiave contemporanea..."Paolo Medeossi, Messaggero Veneto ( Intervista) , 18/11/18
"...non solo è ricostruito in maniera dettagliata il periodo storico, ma anche l'amenità dell'ambiente naturale (...) e ogni particolare possa coinvolgere il lettore(...) Il finale è commovente e niente di più può regalare la lettura di un buon romanzo".Andrea Masotti, Blog, 14/11/18
"... quel momento è il cuore pulsante dell'ultimo splendido libro di Antonella Sbuelz, "La ragazza di Chagall" (...) una scrittura capace e densa di emozione ci inchioda..."Anna Piuzzi, La Vita Cattolica, 15/11/ 18
"...C'è l'amore, declinato nelle sue varie forme(...), c'è l'orrore indicibile della Shoah(...), c'è la memoria, c'è la possibilità di ricominciare.(...) Alla scuola e alla letteratura una grande responsabilità morale, cui il romanzo di Antonella Sbuelz risponde con profonda empatia, con la competenza della storica, con la leggerezza lirica della poestessa."Elisabetta Biolondi, Sololibri.net, 8/11/18
"Una storia... sviluppata con una scrittura delicata, ammorbidita dalla capacità evocativa..."mary B. Tolusso, Il Gazzettino, 17/10/18
"... Dal molo di Trieste salpa la Saturnia, destinazione Argentina, con a bordo Amalia, che il padre vuole mettere in salvo, crudelmente separata dalla madre..."Cristina Bongiorno, Il Piccolo, 21710/18
"...Per leggere nel modo migliore questo bellissimo romanzo di Antonella Sbuelz è necessario partire proprio dal titolo... ci si libra oltre le cose pur rimanendo lucidi e concreti, per accogliere in sé i silenzi, le angosce, i ricordi. Le stupende donne di questo libro lo hanno fatto..."Paolo Medeossi, Messaggero Veneto, 18/9/18
"...traspaiono una solidità culturale e un occhio libero sulle cose, che danno ulteriore spessore all'opera. sempre condotta (...) in un sobrio ed elegante equilibrio di lingua e stile."Maurizio Cucchi, su Avvenire
Fuoriscena
La finestra era un occhio spalancato contro il blu cupo del cielo.
La tenda ondeggiava, arrabbiata.
Immobile ai piedi della tenda, il corpo riverso dell’uomo sembrava il perfetto baricentro di pagine ancora aperte in volo.
Ali di carta e di inchiostro gli lambivano un braccio e una spalla, le gambe divaricate, i piedi calzati di gambali. Altre ali di carta in movimento schiaffeggiavano con grazia la pistola, le tasche inamidate della giubba, il fodero brunito del pugnale all’estremità del cinturone.
Ma era soprattutto contro il viso che adesso si accanivano quei fogli, nel frusciare compulsivo di un faldone agitato dal vento della sera: centinaia di pagine fitte e riempite di caratteri minuti parevano percuotere una tempia e la guancia sinistra dell’uomo, trasmettendo un messaggio cifrato allo spazio raccolto, in attesa.
Il corpo era madido e massiccio.
La testa rivolta verso il muro.
La morte l’aveva sorpreso nel gesto di allentare – o di strappare – il colletto della sua camicia nera.
Di sicuro era venuto giù di schianto, trascinando con sè nella caduta la mensola più alta dei faldoni riempiti di nomi clandestini.
Il vento continuava a entrare a fiotti, in raffiche ruvide e inquiete.
Oltre l’angolo del davanzale, un’agave e un ramo di ulivo si stavano arrendendo alla penombra. Più in fondo, oltre la nicchia di penombra, la frattura di un tramonto rossosangue trasformava la piccola baia in una liquida conca dai brividi d’acciaio e di magenta.
A indugiare ancora nella stanza e a osservare meglio, da vicino, il corpo accasciato dell’uomo, si sarebbe potuta notare l’anomalia della macchia – una fluidità viscosa, scura – che gli scanalava labbra e mento, colava lentamente sulla gola, impregnava di un odore acre la tela color pece del colletto e la piccola fiamma biforcuta appuntata sopra il bavero di panno.
Ma la donna non voleva più indugiare.
E non voleva cogliere dettagli.
Per la prima volta in vita sua, credeva in una forma di giustizia dove c’entrava poco il cielo, c’entrava poco la terra. C’entrava poco anche l’umanità. Se il perdono è in qualche modo un compromesso tra correggere il mondo e accettarlo con tutte le sue meschinità, lei rinunciava a ogni assoluzione.
Muovendosi cauta, in silenzio, circumnavigò la sagoma ai suoi piedi.
Fissò per un momento, lungo un muro, una fila compatta di formiche trasformate in un’unica entità da un perfetto e misterioso sesto senso che ubbidiva alla necessità del cibo.
Strappò un foglio – uno solo – da un faldone.
Poi la donna, cauta, infilò la porta e finalmente scivolò all’aperto, dove la accolse il caldo dell’estate appena allentato dalla sera.
Si guardò attorno: nessuno. Solo un volo di rondini, lontano.
Trattenendo l’istinto di correre, si allontanò a passi fermi fra la strada e una macchia di rovi.
Solo una bambina la notò.
Il vento confondeva le distanze, intaccava i contorni delle cose. Dalla piccola baia sottostante risaliva il ribollire delle onde, il litigio della spuma con gli scogli.
La polvere di qualche mulinello sfregava carezze di vetro sulla pelle delicata del suo viso.
Il mondo era quello di sempre, solo sopraffatto da una luce che lo sguardo non riusciva a contenere.
Era una luce forte, che feriva. Una luce che veniva dal passato.
Antonella Sbuelz
La ragazza di Chagall
Giugno 1940. L’Italia sta per entrare in guerra. Dal porto di Trieste è pronta a salpare una nave. Destinazione: Argentina. Amalia ha quattordici anni, molti sogni, una Leica al collo e una violenta nostalgia per la madre, da cui la Storia l’ha appena strappata. Folco ha origini ebraiche, un temperamento inquieto, una vocazione agli amori sbagliati. E nessuna voglia di imbarcarsi, nè di portare a termine il suo compito segreto. Eppure sarà lì, sulla Saturnia – nei sette giorni della traversata – che verranno stravolte le loro vite: Amalia si avvierà a essere donna, Folco imparerà a essere uomo. E quando sbarcheranno a Buenos Aires niente sarà più com’era. In una piccola isola di confino, intanto, due donne scontano il proprio libero pensiero, mentre matura un omicidio: l’estrema forma di riscatto di un legame pulito e perduto. Quattro esistenze destinate a incrociarsi, a contaminarsi nel profondo, a fondere sogni privati e utopie collettive, a comporre un unico destino. Giallo storico che si snoda attraverso gli anni più cupi del nazifascismo e intenso romanzo di formazione, La ragazza di Chagall esplora le zone grigie delle leggi razziali, indagando passioni e ribellioni, innocenza e disincanto, tradimento e perdono. E approda a un finale imprevisto, che è un atto di fiducia nella vita riscattata da amore e umanità