Poi la vita si impone di nuovo: e doma, lima, sgombra, circuisce. La vita, che ha sempre ragione.
"Nell’intimismo crudo, eppure poetico, di questo romanzo davvero molto bello, Sbuelz recupera il passato remoto delle colpe belliche, alla ricerca di una risposta che sia anche la conclusione delle intolleranze..."Sergio Pent, "Il nome nudo", L’Indice dei Libri del mese, n.3, marzo 2002
"… a novel in a historical setting… "Rosenfeld H. Alvin, “Il nome nudo”, in Contemporary Jewish Writing in Europe. A guide, Indiana University Press, 2008
"Un libro che collocherei accanto, e un po’ più in alto, dell’ “Amico ritrovato “ di Ulhman: comunque tra quei rari che ci fanno bene."Mario Turello, “Un amato lui senza nome”, Messaggero Veneto (Album), 30 ottobre 2001
" I temi dell’identità, della memoria, del senso di una Storia che coinvolge destini personali e collettivi (…) Supportato da documenti storici cui è affidato il compito di contestualizzare la vicenda, “Il nome nudo” è un romanzo sostenuto fino in fondo da un acceso afflato lirico… articolato su una struttura narrativa complessa ma mai farraginosa."Pietro Spirito , “Viaggio segreto via dal Friuli, partendo da un diario”, Il Piccolo, 3 aprile 2002
"Un bel romanzo… una voce di affidabilità letteraria..."Angela Felice , “Giulia. Il nome nudo, segreto di una vita”, Il Gazzettino, 2 marzo 2002
"Una intensa penna femminile, asciutta e capace di colpire in modo deciso il cuore dei nodi esistenziali di oggi e di ieri e di sempre, per ridipingere in veste assolutamente nuova (…) la Storia. Una testimonianza preziosa. Romanzo di vita prima che di Storia..." (S.n., “Il nome nudo”, Gazzetta di Parma, 8 ottobre 1997
"Il fiato sospeso di fronte all’attesa della verità… Racconto drammatico, intenso, a tratti struggente…"Niccolò Menniti-Ippolito, “Storia e attesa della verità. Il romanzo “Il nome nudo di Antonella Sbuelz Carignani”, Il Mattino di Padova, La Nuova Venezia( Cultura Spettacoli), 20 gennaio 2002
"Un libro che coinvolge e sa emozionare… "Chiara Cristini, “Un giallo dell’anima”, Il Nuovo, 21 dicembre 2002
Nell’intimismo crudo, eppure poetico, di questo romanzo davvero molto bello, Sbuelz recupera il passato remote delle colpe belliche, alla ricerca di una risposta che sia anche la conclusione delle intolleranze.Sergio Pent, L’Indice dei Libri del mese, n.3, marzo 2002
Il paesaggio sfila rapido e teso, silenzioso: quadri che incalzano, uno addosso all’altro, incorniciati dal telaio grigio come in una sequenza di flashback.
Di tanto in tanto il treno smorza la sua corsa, rallenta, si arresta in uno stridio di freni aspro e prolungato. Allora, quasi galleggiando dentro un sogno, leggo i nomi di paesi mai visti, dagli orizzonti ignoti e dagli accenti duri. Ma il paesaggio che subito li assorbe è verde e dolce, come nelle fiabe.
Eppure io rabbrividisco. Mancano solo due ore al mio arrivo.
E dopo? Mi domando. Non lo so. Il dopo ancora non lo so.
Ma mi farò guidare dall’istinto: non ho più altre bussole che quello. E con l’istinto solo una fotografia – il primo piano di un giovane uomo – infilata in una busta color crema.
Chiudo gli occhi, reclino la testa e mi abbandono al sedile, lasciandomi andare alla stanchezza di queste ultime ventiquattr’ore. Poi li riapro all’improvviso, nel nuovo arrestarsi del treno.
Mi sporgo a guardare: ci siamo.
Ormai non ho scelta, lo so. Adesso devo andare fino in fondo.
Trovare l’incipit, scovare la chiave, aprire anche l’ultima porta: poi finalmente saprò.
Il romanzo prende avvio nel durissimo inverno 1944-45, tra Venezia e il Friuli orientale sottoposto all’occupazione nazista e annesso all’Adriatisches Kustenland.
Ma la narrazione si snoda fino al nostro presente prima di svelare il proprio finale inatteso, ricomponendo i frammenti di una storia che è quella di un grande amore segreto fra un uomo e una donna e di un grande amore proibito fra una madre e una figlia.
Dal risvolto di copertina: “Da una Venezia assediata, intimamente straziata, col fiato sospeso – sospesi con lei i destini di chi si divincola da legacci e schieramenti che la Storia impone- , da un passato ancora fremente -quello dell’ultima guerra e della Shoah- emerge un nome, a stravolgere il presente. Il Nome. Nudo. Quello che finirà per cambiare tutti gli altri come in una rinnovata Genesi. Antonella Sbuelz torna ad avvincerci con una investigazione nella memoria, personale e collettiva, con uno scavo che procede “archeologicamente” per reperti. Un diario, foto sbiadite, biglietti aerei, il misterioso messaggio che un quadro porta con sé: indizi che guidano allo svelarsi di un’identità sepolta dall’inganno…”